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Epoch - Messa in parentesi

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La signora col cappotto grigio
esce dal vicolo
dove abitava col marito e con la figlia -
ora soltanto con la figlia
del resto quasi sempre in viaggio.
Solo più pallida la fronte,
un cenno di gonfiore sotto gli occhi,
va con passi lenti lungo la ferrovia
nel gelo dell'inverno.
E cresce il lungo stelo dell'affanno
sull'ora opaca dello sguardo.
Tardi - se fischia il treno delle cinque
e in noi è cambiato tutto.
Nessuno crederebbe ai nostri occhi,
al cielo che non smette di arrivare.




 Riccardo Gambogi - 27/12/2014 20:42:00 [ leggi altri commenti di Riccardo Gambogi » ]

La signora col suo viaggio, che esce dal vicolo e cammina e tutti i giorni non smette di arrivare ad un appuntamento che sembra anche con se stessa. La tua poesia è una bellissima immagine di un vero umano bisogno, di un vero atto di vita.

 Cristina Bizzarri - 13/12/2014 20:15:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Grazie delle vostre belle letture di questa mia "messa in parentesi". A volte un’immagine, una persona solo vista di sfuggita, dicono davvero molto e fanno riflettere su una vita intera, qui la sua ma anche la mia! E il risultato finale è quello di sospendere il giudizio ... su di tutto, o almeno provarci, per potere ogni giorno credere di poter cominciare a ricominciare.

 Sara Cristofori - 13/12/2014 19:21:00 [ leggi altri commenti di Sara Cristofori » ]

come il trailer di un film di Antonioni degli anni Sessanta questa tua, con tutto il disagio di vivere e l’incomunicabilità che lascia percepire... bellissima

 Amina Narimi - 13/12/2014 15:19:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

affascinante in questa tua il passo sospeso nella voce inconfondobile che afferma come tutto sia cambiato tenendo fede comunque a una promessa anche il dubbio..l’unico capace di accogliere e comprendere il lamento l’unico che non finisce di arrivare come il cielo..

 Adielle - 13/12/2014 03:17:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Si, bella tutta a visualizzare i paradigmi di una prematura solitudine ma i versi finali sono fatti di un’ altra materia ancora che matura sulle nuvole, fantastici! Può essere la poesia nobile animale da compagnia? Da accarezzare tra le palpebre sulla punta della lingua? Ciao Cristina, un caro saluto.

 Maria Musik - 12/12/2014 22:21:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Una poesia molto visiva... sensoriale. Ho sentito il fischio, ho avvertito il freddo. I versi finali sono speciali.

 Roberto Maggiani - 12/12/2014 21:32:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Immagini chiare come in un filmato. Trovo questi tre versi molto significativi:

"E cresce il lungo stelo dell’affanno"

"Nessuno crederebbe ai nostri occhi,
al cielo che non smette di arrivare."

 Silvia De Angelis - 12/12/2014 20:19:00 [ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]

"E cresce il lungo stelo dell’affanno sull’ora opaca dello sguardo."
Un tratto poetico già di per sè poesia, in un contesto di versi che accentua cambiamenti nel fare del tempo...
Buona serata Cristina, silvia

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